«Cosa ci faccio qui?»
Riflessioni in occasione del decimo anniversario di Parole on the road.
Parole on the road non è online da così tanto tempo, forse solo 3-4 anni (onestamente non ricordo) e ha girato diverse piattaforme. Da una pagina Facebook a Twitter per poi atterrare qui su Substack. Ma l’idea di questo progetto è nata 10 anni fa – mese più mese meno. Perché, è giusto che lo sappiate, Parole on the road è prima di tutto un progetto di vita. Ma andiamo con ordine.
Avrei dovuto pubblicare l’edizione regolare della newsletter il 3 giugno ma ho deciso di anticipare di un paio di giorni per festeggiare i 10 anni dal giorno della mia partenza verso il Giappone, in moto, da sola. Esatto: il 1° giugno del 2014 sono partita in sella alla mia Nikita, una Yamaha Ténéré 660 che ho venduto da qualche tempo (e che ogni tanto mi manca).
Questo è quindi un periodo di bilanci, di righe da tirare e di somme da fare. Non so, forse è una coincidenza, ma sto attraversando un momento della mia vita in cui metto in discussione più o meno tutto quanto, ma soprattutto le mie scelte professionali. Cosa è cambiato in questi dieci anni? Quali passi avanti ho fatto in generale e verso il mio obiettivo? Il mio obiettivo è ancora lo stesso? È cambiato lui, o sono cambiata io?
Come dicevo, durante il mio viaggio sono cambiate tante cose dentro di me. Mi sono fatta delle promesse o, meglio, ho preso degli impegni con me stessa, e ora è il momento di capire se li ho mantenuti, che cosa voglio, che direzione voglio dare alla mia vita. Non riuscirò a trovare oggi una risposta a queste domande ma credo che sia importante porsi le domande giuste e aspettare – nella mia esperienza, le risposte arrivano da sole.
Ogni tanto, poi, ci si mette l’Universo con i suoi messaggi😊. Giusto pochi giorni fa ho finito di leggere «Sottomissione», uno dei (tanti) romanzi scomodi di Houllebec che, come è ovvio, è stato al centro di accese polemiche. Tuttavia, con mia grande sorpresa vi ho trovato un passaggio che parla di viaggio. Sorpresa, perché il libro parla di molti temi importanti, ma decisamente NON di viaggio. Ecco le sue parole:
«[…], cominciai a chiedermi che cosa ci facessi lì. Questo interrogativo molto generico può porselo qualsiasi uomo, in qualsiasi luogo, in qualsiasi momento della sua vita; ma il viaggiatore solitario, va detto, vi è particolarmente esposto. Se con me ci fosse stata Myriam, a dire il vero, non avrei avuto maggiori motivi di essere a Martel; ma l’interrogativo, semplicemente, non si sarebbe posto. Una coppia è un mondo autonomo e compatto che si sposta all’interno di un mondo più vasto, senza esserne realmente toccato; da solo, invece, ero attraversato da faglie, e mi ci volle un certo coraggio per decidere, infilando in una tasca del giubbotto l’opuscolo informativo, di uscire per visitare il paese.»
A parte le riflessioni sulle differenze del viaggio in solitaria e del viaggio in coppia, questo passaggio mi ha fatto pensare al periodo della mia vita che sto attraversando e sono giunta alla conclusione di essere proprio in un momento da «cosa ci faccio qui?».
In qualche modo, ho la sensazione che quel viaggio di dieci anni fa non sia mai finito davvero. Ancora oggi ne percepisco gli effetti – soprattutto dentro di me. Tornassi indietro rifarei tutto esattamente nello stesso modo: non ho rimpianti e questa mi sembra già una cosa buona. Al contempo, mi chiedo se non sia giunto il momento di mettere un punto, di voltare pagina. Non sono certa di riuscirci né che sia la scelta giusta. Il fatto è che io mi sento una viaggiatrice, sempre, anche se non sto viaggiando nel vero senso della parola. E forse è questo che mi confonde, a volte. Vivo una vita stanziale ma potrei (e vorrei) partire in qualsiasi momento. Come affrontare tutto questo? Non lo so. Vedremo!
Per adesso, quindi, mi consolo con un tuffo nei ricordi di un viaggio estremamente significativo che ha stravolto le fondamenta del mio essere e che mi auguro ognuno di voi possa vivere (poco importa che sia un viaggio geografico o di altra natura). Per farlo eccovi un paio di foto, tra le più significative per me, che ho scattato in quei tre mesi.
Buon anniversario!
E tanti sinceri complimenti per il tuo viaggio ininterrotto.
Oh ma siamo legione a essere un po' sperse/in crisi, mi sa. Giusto stamattina ne parlavo con una amica che da zingara qual è stata per anni ha fatto il giro ed è tornata a vivere vicinissimo a dove è nata, sugli Appennini. E
E mi diceva che come io sono un po' offuscata, così lo è anche lei, e così molte donne intorno a lei.
Lei la chiama l'onda bassa. Speriamo di risalire tutte quante presto.
E ti auguro di trovare presto una risposta, o una parvenza di risposta, ai tuoi dilemmi. Intanto un abbraccio, e che belle le foto del viaggio 💜