Donne, viaggi e AI
Cosa hanno in comune le viaggiatrici in solitaria a cavallo tra il 1800 e il 1900 e l'AI? Una mia interpretazione.
Innanzitutto dovete scusarmi: continuo e continuerò a chiamarla AI (da «artificial intelligence»). Usare IA mi sembra innaturale e più simile al raglio di un asino – abbiate pazienza.
In questi mesi si sta parlando molto di AI e di come influenzerà le nostre vite e il nostro futuro (prossimo e lontano) ma poiché non sono un’esperta, non proverò nemmeno a dire la mia in questo senso. Quello che vorrei azzardare è un parallelo tra quelli che secondo me sono alcuni punti che accomunano le donne che hanno osato viaggi in solitaria tra la fine del 1800 e i primi anni del 1900 e l’avvento dell’AI nella nostra epoca moderna e di come potremmo sfruttare lo stesso approccio al viaggio anche per l’AI.
Donne e viaggi
Ci sono elementi che accomunano tutti i viaggiatori: la voglia di avventura, di mettersi alla prova, di vedere e conoscere cose nuove e diverse. Le donne viaggiatrici, soprattutto quelle a cavallo tra il 1800 e il 1900, avevano anche un altro compito: quello di rompere gli schemi, di andare contro una società che le voleva eterne Penelopi chiuse in casa ad aspettare il marito, di ribellarsi e di affermarsi come individui – al pari degli uomini. Inoltre, il viaggio è fonte di arricchimento sul piano personale, in termini spirituali e in molti altri sensi.
Naturalmente, il viaggio nasconde anche dei rischi: ci si può fare male, si può essere vittime di aggressioni e sicuramente negli anni tra il 1800 e il 1900 le probabilità di morire in viaggio erano molto più elevate rispetto a oggi, in particolare per le donne dato che questa categoria di persone non godeva di particolari protezione e considerazione. A quel tempo una donna poteva essere arrestata per un nonnulla e le prigioni erano posti davvero terribili un po’ ovunque (non che oggi siano dei centri benessere, intendiamoci, ma spero abbiate capito cosa intendo). Senza contare le malattie, l’assenza di igiene, niente vaccini e niente medicine … Insomma, penso vi siate fatti un’idea del quadro generale.
Ma cosa c’entra tutto questo con l’AI?
Per quanto mi riguarda, l’AI risveglia in me le stesse sensazioni che provavo poco prima di partire per il mio viaggio in moto, in solitaria, dalla Svizzera al Giappone: un misto di paura ed eccitazione, entusiasmo e sana diffidenza. Non ero per niente certa che sarei riuscita nel mio intento e sapevo che questa avventura nascondeva dei rischi. L’esito di questo viaggio poteva essere un’esperienza bellissima e arricchente, oppure un disastro su tutta la linea.
Anche se le situazioni non sono minimamente paragonabili, voglio pensare che le emozioni che ho provato io prima di partire per il mio viaggio fossero in parte simili a quelle che provavano le donne in viaggio da sole a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Sicuramente le loro erano più intense, avevano più ostacoli da superare e molto meno sostegno, ma nondimeno mi sento di poterle in parte comprendere. Inoltre, questo viaggio ha rappresentato per me una sorta di spartiacque, o di Darien Gap (per i più fissati, come me), ossia una suddivisione netta tra la mia vita di «prima» e la mia vita «dopo» il viaggio.
Personalmente, credo che la situazione in relazione all’AI sia simile: abbiamo per le mani una cosa che potrebbe diventare una grande avventura, oppure un enorme fallimento. Solo che gli effetti, positivi o negativi che saranno, si ripercuoteranno sull’intera umanità anziché su una sola vita.
Per affrontare l’avvento dell’AI da qui ai prossimi anni adotterò la stessa strategia che adottai per prepararmi al mio viaggio: leggere, imparare, conoscere quanto più possibile così da non cadere nella trappola della paura derivante dall’ignoranza. Molto spesso, quando mi capita di parlare di AI con le persone, mi rendo conto che ne hanno paura pur non conoscendone nemmeno il funzionamento di base. Non si tratta di diventare esperti informatici (io non lo sono né lo sarò mai), ma di quantomeno avere delle conoscenze di base per poter usare lo strumento (o affrontare una conversazione) con un minimo di cognizione di causa. È innegabile: l’AI invaderà letteralmente le nostre vite, sta a noi decidere se vogliamo partecipare attivamente a questa rivoluzione oppure subire il cambiamento.
Partire o restare?
Questa, in fondo, è l’unica domanda a cui dobbiamo davvero rispondere: che si tratti di un viaggio epico o dell’AI, dobbiamo scegliere da che parte stare. Non c’è una scelta più giusta di un’altra, ognuno sceglie per sé. Ma, così come se vogliamo vivere un viaggio incredibile dobbiamo prima trovare il coraggio di partire, così se vogliamo che l’AI ci aiuti a creare un mondo migliore non possiamo restare semplicemente a guardare e sperare che le cose vadano per il meglio. Dobbiamo tutti fare la nostra (piccola) parte affinché il sogno di un mondo migliore diventi (forse) realtà.
Una donna svizzera in viaggio da sola: Ella Maillart
Nasce a Ginevra il 20 febbraio 1093 e sicuramente, fin da piccola, ha dimostrato di essere fuori dal comune. Infatti, nel 1924 partecipa alle Olimpiadi di Parigi. Ma è negli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso che diventa famosa come viaggiatrice. Io l’ho scoperta per caso e di lei ho letto «Vagabonda del Turkestan». In questo libro, la Maillart racconta la sua avventura che l’ha condotta ad attraversare l’Asia Centrale a dorso di cammello e con mezzi di fortuna.
Forse perché donna, nelle sue descrizioni l’autrice insiste particolarmente sui volti delle persone che incontra. Questo particolare mi ha catturato e mi ha fatto riflettere. Che cos’è che ci fa notare un dettaglio anziché un altro?
Una breve citazione dal libro:
«Insieme con Naskov, camminiamo lungo la strada, decisi a saltare sul primo camion che passerà, ma nessuno si ferma. La polvere è una maledizione del cielo, certamente il čador è stato inventato per risparmiare il volto delle donne.»
Esempio di uso dell’AI
Prima di scrivere questa newsletter ho deciso di vedere se ChatGTP fosse in grado di darmi qualche spunto interessante. Non è stato così, ma ne ho ricavato comunque – praticamente senza sforzo – un elenco di famose donne viaggiatrici. Riporto qui di seguito l’intero testo (sia il prompt, ossia la mia «domanda», sia la risposta di ChatGTP, così come mi è stata fornita). Purtroppo non ho il tempo materiale per controllare ogni singolo nome e verificare che le informazioni fornite da ChatGTP siano corrette, quindi vi prego di prendere la risposta con le pinze.
Io: Agisci da copywriter e stila un elenco di massimo 10 nomi delle più note viaggiatrici in solitaria tra il 1800 e il 1900.
La risposta di ChatGTP:
Ecco una lista di 10 famose viaggiatrici donne che hanno viaggiato in solitaria tra il 1800 e il 1900:
1. Isabella Bird (1831-1904): Conosciuta per i suoi resoconti di viaggio dettagliati, Bird ha esplorato molte parti del mondo, tra cui gli Stati Uniti, l'India, la Cina, l'Australia e il Medio Oriente.
2. Mary Kingsley (1862-1900): Avventuriera britannica e scrittrice, Kingsley è famosa per i suoi viaggi in Africa occidentale, dove ha esplorato i fiumi Niger e Congo.
3. Nellie Bly (1864-1922): Giornalista investigativa, Bly è conosciuta per aver circumnavigato il mondo da sola in meno di 80 giorni, stabilendo un nuovo record nel 1889.
4. Annie Londonderry (1870-1947): Prima donna a completare un giro del mondo in bicicletta nel 1895, Londonderry è diventata un simbolo dell'emancipazione femminile.
5. Fanny Bullock Workman (1859-1925): Alpinista e esploratrice, Workman ha scalato molte delle principali vette delle Alpi e dell'Himalaya, documentando le sue imprese e difendendo i diritti delle donne.
6. Gertrude Bell (1868-1926): Esploratrice e archeologa britannica, Bell ha viaggiato attraverso il Medio Oriente e ha svolto un ruolo importante nella creazione dello Stato iracheno moderno.
7. Freya Stark (1893-1993): Conosciuta come una delle maggiori esploratrici del XX secolo, Stark ha viaggiato in molte regioni del Medio Oriente, tra cui Iran, Iraq e Siria, scrivendo libri di successo sui suoi viaggi.
8. May French-Sheldon (1847-1936): Viaggiatrice e avventuriera americana, Sheldon ha attraversato l'Africa centrale e orientale, incontrando diverse tribù e animali selvatici lungo il suo percorso.
9. Kate Marsden (1859-1931): Infermiera e viaggiatrice britannica, Marsden è famosa per il suo viaggio in Siberia nel 1891, dove ha cercato una cura per la lebbra.
10. Marianne North (1830-1890): Artista botanica e viaggiatrice inglese, North ha viaggiato in tutto il mondo per dipingere la flora locale. Il suo lavoro ha contribuito a documentare e conservare molte specie vegetali in pericolo.
Queste donne sono state pioniere nel loro campo e hanno lasciato un'impronta duratura attraverso i loro viaggi, le loro scoperte e i loro scritti.
Da leggere, vedere, sentire
Vagabonda nel Turkestan – il viaggio di Ella Maillart in Asia Centrale
Dove nasce il vento – la vita di Elly Bly
La AI ci strania perché fondalmentalmente temiamo di esserne sopraffatti e, nel profondo, di perdere la supremazia sulla comprensione. Ciò è ridicolo, considerando che da milioni di anni crediamo in Divinità onnipotenti di ogni genere, in opera ogni giorno ma senza avere mai nessuna prova della loro esistenza. E forse il problema sta qui: avere fede è un conto (chi li ha mai visti gli dei), ma toccare con mano una entità che temiamo superiore a noi, ovvero la AI, questo non ci piace e ci rintaniamo nell'utero materno.