Donne viaggiatrici: Silvia Vettori
In collegamento diretto dalla Patagonia, due chiacchiere con Silvia Vettori a proposito di nomadismo digitale in coppia e passione per la montagna.
Come Silvia è passata da essere dipendente nel ramo assicurativo a reinventarsi una carriera in base alle sue passioni: comunicazione e montagna. In collegamento diretto dalla Patagonia, qui l’audio dell’intervista e, più sotto, un testo riassuntivo.
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Ci sono voluti circa tre anni a Silvia per maturare la decisione di diventare nomade digitale e circa un anno di (duro) lavoro per realizzarla anche se questi sono processi che prendono tempi molto più lunghi. Infatti, l’abitudine è molto più forte del cambiamento e, aggiungo io, più facile.
Ora si trova in Patagonia, il sogno proibito di qualsiasi amante della montagna, dove tuttavia le condizioni di vita non sono proprio rosee per via di quello che sta succedendo a livello politico ed economico in Argentina. Insieme al suo compagno Davide, Silvia si trova infatti ad affrontare difficoltà a reperire contanti in un Paese dove non sempre è possibile pagare con carte di credito o altre soluzioni digitali (banalmente, anche solo per la mancanza di connessione a Internet). Ma anche questo fa parte dell’essere nomadi digitali e va messo in conto perché questa scelta di vita, come qualsiasi altra, ha i suoi rovesci di medaglia.
Ma come funziona il nomadismo digitale come scelta consapevole di coppia? Questa la domanda centrale che ho posto a Silvia.
Il suo consiglio spassionato: il percorso per diventare nomadi digitali è stato prima individuale e poi condiviso, ossia entrambi hanno scelto (ognuno per sé) di voler diventare nomadi digitali e, per avere successo, il sogno deve essere condiviso. Mi sento di aggiungere che questo è un consiglio prezioso che vale per molte scelte che si fanno o si vogliono fare in coppia: se uno solo dei due lo vuole davvero, la cosa probabilmente non resisterà alla prova del tempo.
Dopo di che, la cosa più difficile è stato convincere amici e parenti che la relazione non sarebbe finita a causa di questa scelta. Tutti nel loro ambiente sostenevano che vivere e lavorare insieme, e per di più viaggiare costantemente, avrebbe distrutto il loro rapporto. Tuttavia, poter condividere la sua quotidianità con Davide è, per Silvia, prima di tutto un dono immenso. Mi ha colpito molto quando racconta di come ognuno lavori per sé al proprio computer ma sempre in presenza dell’altro. Spesso passano ore senza scambiarsi una parola ma la sola presenza fa tutta la differenza del mondo. La vera forza di Silvia, e di questa coppia, è proprio vedere la presenza dell’altro come fonte di arricchimento. A differenza di molte altre donne, Silvia ha il privilegio di poter trascorrere molto più tempo con il suo compagno di vita e questo in effetti è un dono che poche coppie hanno nella nostra società occidentale e moderna che spesso ci costringe a stare fuori casa quasi tutto il giorno lasciandoci solo le poche ore serali di tempo da trascorrere insieme alla famiglia.
Poi Silvia dice apertamente che è felicissima della sua scelta e dalle sue parole, dal suo tono di voce, si evince proprio che è una donna che sta vivendo il suo sogno. Purtroppo, e qui di nuovo c’è lo zampino della nostra società, lascia intendere che più di una volta si è dovuta confrontare con reazioni critiche a queste sue esternazioni (se la tira, ecc.). La cosa non mi sorprende più di quel tanto (anzi): è sempre più difficile trovare persone che siano davvero in grado di condividere la felicità altrui senza giudizio, ma soprattutto senza filtrare il tutto con le proprie frustrazioni. E questo è un vero peccato perché così facendo si perde l’occasione di partecipare con empatia al successo altrui.
A questo punto passiamo a parlare di come la montagna sia una grande maestra di vita (e facciamo anche il parallelo con il mare) perché quando sei sui sentieri sei sempre solo e questo ti costringe a fare affidamento sul tuo compagno di scalate. Inoltre, ci troviamo d’accordo sul fatto che mare e montagna, da questo punto di vista, non siano due ambienti così diversi (e qui ci sarebbe da aprire un’immensa parentesi che, per ovvie ragioni, rimando un’occasione più adatta).
Data la mia esperienza di viaggiatrice in solitaria, chiedo a Silvia se abbia mai viaggiato da sola e se ne senta mai il bisogno. Il suo ultimo viaggio è stato in Vietnam per tre settimane. Lei e Davide erano già una coppia ma, non essendo ancora nomadi digitali, lui non ha potuto accompagnarla. Di nuovo Silvia torna sul tema della condivisione, che è centrale nella sua definizione di «viaggio» e continua dicendo che quindi non le manca offrendo altri spunti di riflessione.
Bagaglio leggero - il progetto di Silvia e Davide
Questo il nome del progetto suo e di Davide, un blog che nasce per raccontare la passione della montagna e per raccontare quelli che sono i territori meno conosciuti, come ad esempio le vette Feltrine (Veneto). Il progetto mira a valorizzare le montagne di «serie B» e a delocalizzare e destagionalizzare il turismo di montagna.
Poi, come spesso accade, il progetto è diventato di più ampio respiro e all’interno delle pagine social dedicate parlano anche di nomadismo digitale e vita in montagna. Si definiscono viaggiatori molto lenti poiché trascorrono 2-3 mesi nello stesso luogo e, per questo, preferiscono la definizione di «abitanti temporanei» a quella di nomadi digitali. Questa scelta permette loro di ricrearsi ogni volta delle abitudini, i vicini di casa, i luoghi preferiti per la pausa pranzo, e di avere quindi più tempo per assimilare il luogo, per respirarne l’aria.
Gli obiettivi del progetto sono riuscire a trasmettere la bellezza della montagna che vada oltre l’idea romanticizzata, bensì con maggiore attinenza all’aspetto naturale e culturale di questo ambiente tanto bello quanto brutale. Inoltre, il nomadismo digitale può essere un’ottima opportunità per ridare vita a certe vallate e per combattere lo spopolamento di borghi in abbandono – soprattutto in Italia.
Progetti per il futuro
Il bello dello stile di vita del nomadismo digitale è la possibilità di non avere progetti per il futuro e di potersi chiedere, giorno dopo giorno, se ciò che fa la rende felice. Malgrado ci siano temi importanti che prima o poi tutte le coppie (e non solo) si trovano ad affrontare, le possibilità offerte oggi dalla tecnologia e dalle condizioni di vita in Europa permettono di fare scelte diverse da quelle più gettonate (casa, famiglia, pensione, per citarne alcune).
Con queste parole si chiude l’intervista di oggi. Di seguito trovi i consigli di lettura di Silvia e i link al blog e ai social. Ti ricordo che, usando i link forniti qui per acquistare i libri, mi aiuti a finanziare questo progetto che resterà gratuito e aperto a tutti. Grazie e buona strada!
I consigli di lettura di Silvia
La manutenzione dei sensi, di Franco Faggiani (Fazi editore) - per chi cerca un rifugio e fuga dalla frenesia moderna. Libro cartaceo – eBook.
Non ti farò aspettare, di Nives Meroi (Rizzoli) - la storia di una lunghissima attesa e di un’amarissima rinuncia, ma soprattutto la storia di un grande amore. Libro cartaceo – eBook.
Grazie Marta per questa bellissima intervista... è stato un piacere parlare con te e spero che la mia storia possa essere di ispirazione anche per altre coppie! ❤️
Grazie per aver raccontato questa storia, molto interessante vedere il punto di vista di una coppia!