Hanami – l’arte di guardare i fiori
Racconti e informazioni per celebrare la fine della fioritura dei ciliegi in Giappone: un viaggio tra i sakura, ossia i fiori di ciliegio, simbolo di rinascita e fugacità della vita.
Nei nove mesi che ho trascorso in Giappone ho avuto la fortuna di assistere alla fioritura dei ciliegi. Era l’aprile del 2015 e io alloggiavo presso il tempio Zen dove ho trascorso tre mesi a imparare a meditare e a vivere da vicino la cultura rurale giapponese. Ed è così che ho avuto l’opportunità di partecipare a un vero e proprio Hanami, ossia un pic-nic all’ombra degli alberi di ciliegio in piena fioritura.
In questa foto sono in compagnia degli altri ospiti del tempio che erano lì in quel periodo e di Alon, un viaggiatore che avevo conosciuto mesi prima in Norvegia. Quando ci incontrammo per la prima volta a Bergen eravamo entrambi da poco partiti – io per il mio viaggio di tre mesi in moto verso il Giappone, lui per il suo viaggio di un anno attorno al mondo. Grazie ai social media ci siamo tenuti in contatto e quando, mesi dopo, Alon ha raggiunto il Giappone, l’ho invitato a trascorrere un paio di giorni al tempio. È stato davvero bello ritrovare un viaggiatore che avevo incontrato a inizio del viaggio. Eravamo praticamente dall’altra parte del mondo, eravamo ancora noi stessi; eppure, entrambi eravamo diversi: se glielo permetti, il viaggio può cambiarti nel profondo. E incontrare lo stesso viaggiatore mesi dopo mi ha dato una misura oggettiva del cambiamento.
A quanto pare, la pratica di ritrovarsi ad ammirare questo spettacolo della natura è stata importata dalla Cina attorno al periodo Nara (718-784), quando le prime piante di ciliegio sarebbero state importate in Giappone dall’Asia centrale. Tuttavia non c’è unanimità al riguardo.
Ad ogni modo, con il passare del tempo la fioritura dei ciliegi ha assunto una profonda valenza culturale e spirituale. Come prima cosa, la fioritura coincide con l’arrivo della primavera segnando quindi la fine dell’inverno e del periodo freddo e grigio. Ma non solo. Questo periodo viene associato alla bellezza effimera della vita, in quanto i petali dei fiori cadono a terra dopo solo pochi giorni – sempre che non piova. Questo effetto transitorio è considerato un simbolo del ciclo della vita e della morte nonché della natura impermanente dell’esistenza. Inoltre, i sakura in fiore sono visti come un’occasione per rinnovare la vita, lasciando andare il passato e guardando al futuro con positività e speranza.
Per comprendere fino a che punto questa tradizione è radicata nella cultura giapponese moderna va ricordato che il Giappone è un Paese che si estende (più o meno) da nord a sud, un po’ come l’Italia. Il clima è freddo al nord, dove neve e ghiaccio dominano in inverno, temperato nelle regioni centrali e quasi tropicale nelle isole meridionali. Questo fa sì che i sakura inizino a fiorire sulle isole più a sud (di solito verso la fine di marzo), procedendo sempre più verso nord fino all’isola più settentrionale, l’Hokkaido, dove fioriscono per ultimi in ordine di tempo (attorno alla seconda metà di aprile).
Non ho mai incontrato un Paese che abbia una passione più grande del Giappone per le previsioni meteo e la fioritura dei ciliegi non fa eccezione: il Web è pieno di siti che riportano le previsioni di fioritura con aggiornamenti pressoché costanti. Qui ne riporto uno, che è anche una preziosa guida online sul Paese con tante informazioni di viaggio: Previsioni Sakura.
La fioritura dei ciliegi in Giappone ha ispirato molti autori e poeti nel corso dei secoli ed esistono numerosi testi letterari e poesie che celebrano la bellezza e il significato dei sakura. Al punto che vengono ancora oggi inseriti in prodotti di intrattenimento moderni (se hai visto il film «L’ultimo samurai» non puoi non ricordarti di questa scena e della morte di Katsumoto). Ma in questa newsletter desidero parlare del libro che sto leggendo in questi giorni (speravo di finirlo prima di scrivere questa newsletter ma proprio non ci sono riuscita!).
Will Ferguson è un canadese che ha vissuto diversi anni in Giappone lavorando come insegnante di inglese. Iniziata come un gioco, la battuta di «fare l’autostop seguendo la fioritura dei ciliegi» si è in realtà trasformata in un viaggio piuttosto rocambolesco che ha portato Ferguson da Capo Sata (a sud) a Capo Soya (a nord, in Hokkaido). Da questa esperienza di viaggio nasce il libro «Autostop con Buddha», uno scritto sincero che ben mette in luce pregi e difetti della società e della cultura giapponese in contrapposizione alle abitudini occidentali. Non sempre super appassionante ma, grazie al carattere irriverente dell’autore, di sicuro sempre molto interessante e, spesso, divertente. Inoltre, a mio avviso, offre molti spunti di riflessione su svariati temi, in particolare su quello del viaggio – che come è chiaro – mi sta molto a cuore.
«Mettere in moto un oggetto richiede un grande sforzo, eppure, superata la difficoltà della partenza, il modo diventa sempre più facile da mantenere. […] Anche viaggiare è questione di mantenersi in movimento. Di resistere alla gravità. In caduta libera verso l’orizzonte; sempre in caduta però, mai in atterraggio.»
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Buona strada!
Meraviglioso!
Non ne conoscevo il significato, grazie.
Nove mesi in Giappone?! Immagino sia stata un'esperienza molto intensa nonché un inestimabile arricchimento.
Affascinante perché così distante da noi, così come lo siamo noi per loro.