Rügen: croce e delizia
Un viaggio (nello spazio e nella storia) dalle premesse rocambolesche sull'isola più grande della Germania e parte dell'ex DDR.
Come tante altre mete di viaggio che mi hanno attratto nella mia vita, non ho idea del perché a un certo punto mi fossi messa in testa di andare a Rügen. Ma se il problema fosse questo, la storia finirebbe quasi subito 😊
E allora permettimi di partire dall’inizio. Anni fa stavo con un ragazzo che un sabato mattina sarebbe dovuto passare a prendermi per il nostro primo viaggio in moto insieme (era l’estate del 2015 e io, dopo essere rientrata dal Giappone, stavo ancora aspettando che la mia moto arrivasse dalla Russia). Fatto sta che il ragazzo (diventato ex proprio quel sabato) pensò bene di uscire a ubriacarsi pesantemente la sera prima e, invece di venire a prendermi, mi telefonò dall’ospedale. Per fortuna non si era fatto troppo male ma questo suo comportamento compromise la nostra vacanza insieme e, naturalmente, la nostra relazione.
Dopo aver trascorso un sabato tra rabbia, delusione ed emozioni varie, la mattina seguente decisi di prendere l’auto e andare da sola a Rügen. Se non che, circa 40 km dopo, l’auto decise di abbandonarmi e dovetti lasciarla sul ciglio dell’autostrada e farmi venire a prendere da mio padre (l’auto l’abbiamo recuperata un paio di giorni dopo e rottamata). Visto che il viaggio in moto attraverso l’Europa era fallito miseramente e il mio tentativo di riscatto andato a rotoli, la domenica sera, al telefono con un’amica, decisi che sarei andata in Islanda (in aereo!) e così fu. Di conseguenza, arrivare a Rügen nel giugno dell’anno successivo ha avuto per me un sapore tutto speciale.
Affacciata sul Baltico, l’isola più grande e popolosa della Germania è famosa, tra le altre cose, per le bianche scogliere immortalate dal pittore Caspar David Friedrich, per il promontorio di Kap Arkona e per la serie televisiva «La nostra amica Robbie» ambientata nella cittadina di Seehagen che vede protagonista appunto Robbie, una simpatica foca. A Kap Arkona ho mangiato lo sgombro affumicato più buono del mondo e sarei pronta a rimettermi in auto (treno, aereo o anche a piedi) ora per tornare lì a fare uno spuntino. La foto, ovviamente, non rende giustizia alla bontà di quel pesce affumicato alla vecchia maniera, con il fuoco, in una casupola sulla spiaggia.
Rügen è anche stata parte della storia tedesca in epoca nazista e, successivamente, si è trovata a far parte del territorio della ex DDR. Ai tempi di Hitler, quest’isola fu scelta come luogo di «vacanza» per i lavoratori più meritevoli dell’epoca. Purtroppo, i segni della follia nazista sono ancora ben visibili e deturpano un paesaggio altrimenti splendido. Seppur pressoché sempre battuto dai venti, il mare qui è blu, le spiagge sono bianche e sembra di vivere dentro una cartolina degli Anni Sessanta con tanto di Strandkorb (traducibile con “cesto da spiaggia) ossia una sorta di sedia a sdraio con rivestimento in vimini studiata apposta per proteggere dal vento impietoso. Per fortuna il progetto non è mai stato completato e, nell’immancabile pragmatismo teutonico, al tempo della mia visita lo stabilimento era in fase di riconversione in appartamenti di vacanza (con relativo sgravio fiscale per coloro che decidevano di acquistarne uno).
Visitando il Colosso di Prora (noto anche semplicemente come Prora), oggi in parte museo, ho provato un chiaro senso di oppressione che niente aveva a che fare con l’idea che abbiamo noi di vacanza. Immaginate una gigantesca colonia di vacanza costruita a partire dal 1936 con stanze tutte uguali di due tipologie, quella per single a due posti e quella per famiglie con posto per due adulti e fino a tre bambini, i bagni condivisi al piano, zero privacy e zero libertà di scelta. Senza contare che solo pochi «fortunati» avevano il diritto di soggiornare qui a spese del governo… Proprio una bella vacanza, non c’è che dire! Basti pensare che le vacanze qui erano gestite dall’organizzazione Kraft durch Freude, traducibile in italiano con «forza attraverso la gioia», un’organizzazione della Germania nazionalsocialista che prometteva ai lavoratori cose che potevano permettersi solo le classi più abbienti: viaggi e divertimento nel tempo libero. Stranamente, non vi fu mai un vero raggiungimento degli obiettivi.
Avanzando velocemente, sia sulla strada che sulla ruota del tempo, arriviamo all’ostello dove ho soggiornato. Qui ho avuto un’interessantissima chiacchierata con i due proprietari, una coppia sulla cinquantina, che avevano ancora molto ben presente come si viveva nel periodo della DDR. Ricordo che ci misero parecchio prima di aprirsi completamente – evidentemente, certe vecchie abitudini sono dure a morire (e certe cicatrici non guariscono mai). Alla fine, però, mi raccontarono di come durante quel periodo tutti spiavano tutti e le persone avevano paura a dire qualsiasi cosa.
Ho ripensato a questa conversazione mentre leggevo il libro «C’era una volta la DDR». Un romanzo-inchiesta lucido e senza fronzoli scritto da Anna Funder, una scrittrice australiana che ha trascorso diversi anni a Berlino raccogliendo interviste e informazioni storiche. E se ti piace il cinema non puoi perderti «Le vite degli altri», film del 2006 che si è aggiudicato l’Oscar per il miglior film straniero e che narra le vicende di uno scrittore di teatro e dell’impiegato Stasi incaricato di spiarlo. Alcune scene sono state girate proprio negli spazi della Stasi, nella tristemente famosa Normannenstraße. Subito dopo la caduta del Muro di Berlino, qui (e non solo) il governo riunificato ha fatto qualche timido tentativo di riappacificarsi con il proprio passato – senza riuscirci fino in fondo.
Ti saluto con uno scatto floreale e con gli auguri di una splendida primavera. Buona strada e alla prossima!
Ti ricordo che se ti piace il mio progetto e ti va di supportarmi puoi farlo comprando il libro usando i link qui sotto oppure offrendomi un tè. Grazie e buona strada!
Link alla versione cartacea e all’e-book di «C’era una volta la DDR».
Ma sai che se mi ricordo bene mesi fa ho letto un libro super carino sulla vita nella DDR e poi durante la Wende, parte del quale si svolgeva sull'isola? "la Stasi dietro il lavello", edito da Keller. Non ricordo il nome dell'autrice. molto carino e si legge rapido. Te lo consiglio!