Zone di confine
Segnano il confine tra una nazione e l'altra, ma non possono fermare l'andirivieni degli esseri umani – sempre in movimento, sempre alla ricerca di qualcosa.
Sono nata e cresciuta nel punto più a sud di tutta la Svizzera, a ridosso del confine con l’Italia. Per me, passare da una parte all’altra di quella linea è una cosa da tutti i giorni. E anche la mia vita si estende da entrambi i lati del confine: ho amici e familiari da una parte e dall’altra – in Svizzera come in Italia.
Una cosa che ho constato nei miei viaggi è che, di solito, le zone di confine sono brutte. O quantomeno sono più brutte del resto del Paese. In questo, in parte, risiede il loro fascino. In qualche modo, non hanno bisogno di imbellettarsi, se ne fregano – sono ciò che sono e va benissimo così. Mi piace questa forma di sfrontatezza.
La prima zona di confine che ho visitato, avevo 16 anni, è Tijuana in Messico. Era l’estate del 1996 quando trascorsi un mese a Los Angeles per studiare l’inglese. Il soggiorno prevedeva un tour in California e arrivati a San Diego ci hanno portato a visitare appunto Tijuana. Ricordo che per la prima volta in vita mia vidi dei bambini chiedere l’elemosina per strada. Ricordo anche la sporcizia, la povertà. Ma anche i colori, la tequila e la musica che risuonava nell’aria.
Nel mio viaggio in moto verso il Giappone sono entrata in Russia dalla Finlandia, a Lappeeranta per la precisione. Di Lappeeranta ricordo il bosco nel quale c’era il campeggio dove dormii (foto sotto). Poi ricordo una cittadina tranquilla, con poco e niente da fare, in cui tutto ruotava attorno al traffico di persone, merci e veicoli che faceva avanti e indietro tra la Russia e la Finlandia. Ricordo anche il nulla che mi ha accolto dall’altro lato del confine, in Russia. Da Lappeeranta a San Pietroburgo sono circa 200 km ma tra le due cittadine, lungo la strada, non si trova granché – giusto un paio di stazioni di servizio.
Nel 2011, nel mio viaggio in moto a Istanbul, ho anche attraversato il confine tra Grecia e Turchia in un punto sperduto della Grecia continentale. In questa occasione, una delle prime cose che feci fu comprare l’adesivo turco per la mia moto :-)
Mentre l’ultima zona di confine che ho attraversato è quella che separa la Spagna da Gibilterra. La cittadina sul lato spagnolo del confine si chiama La Linea de la Conceptión: decisamente (troppo) altisonante. Anche qui l’aria che si respira non è interamente spagnola, né ancora del tutto britannica. Ma è a Gibilterra dove il miscuglio tra le due culture è davvero profondo. Secondo la nostra guida, a Gibilterra «l’inglese si studia nelle scuole, lo spagnolo per le strade» e tra di loro, spagnoli e inglesi, parlano una lingua che è un mix delle due. Nella foto si vede la rocca di Gibilterra, vista da Algeciras, una cittadina a 20 km dal confine:
Le considerazioni da fare sulle zone di confine sarebbero pressoché infinite. Tuttavia, in questa occasione mi limiterò a riportare qui alcuni versi che scrissi al riguardo nell’estate del 2015, dopo il mio viaggio in Giappone:
CONFINI
Ideali, aleatori, mutevoli,
capricciosi:
sottile linea su una mappa
muro, barriera, ostacolo
che può diventare invalicabile.Vi temo, calme equatoriali
dei marinai di terra,
capaci di portare alla follia.Inevitabili per noi viaggiatori,
costretti vostri prigionieri.
Grazie per aver letto fin qui e, come sempre, buona strada!