Donne viaggiatrici: Elisa Scagnetti
Il viaggio come strumento di crescita personale, con un approfondimento su Cammino di Santiago e nomadismo digitale.
Questo è il primo articolo disponibile anche in formato podcast. Spero vi piaccia anche se mi scuso in anticipo per la qualità dell’audio da parte mia – devo ancora organizzarmi adeguatamente in questo senso. Più sotto vi riporto il testo (in forma di riassunto) di quanto è stato discusso con Elisa. Buon ascolto e buona lettura!
Viaggiare per restare giovani
Alla domanda sul perché Elisa viaggi, la risposta è inequivocabile: per lei, il viaggio è un bisogno come mangiare e respirare, non un semplice desiderio. La mancanza del viaggio crea sofferenza e la vita in viaggio le permette di scoprire nuovi modi di pensare. Conoscere culture nuove, vedere luoghi nuovi, assaggiare cibi diversi modifica la struttura cerebrale aiutandola ad ampliare la sua visione del mondo. A questo punto cita una famosa frase di Marcel Proust:
Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi.
Infatti, è proprio durante un periodo di «assenza di viaggio» che Elisa si rende conto che questo modo di vivere è per lei appunto un bisogno e non un semplice desiderio. Soprattutto, se ne è resa conto dal fatto che questo periodo l’aveva riportata in uno stato di chiusura mentale abitato da paure e timori. È sua ferma convinzione che viaggiare libera da paure e insicurezze, aumentando la fiducia in sé stesse e, di conseguenza, aiuti a mantenersi giovani (almeno nello spirito!).
Il Cammino di Santiago
La cosa che mi ha sorpreso di più è stata la risposta alla domanda sul perché abbia deciso di intraprendere questo Cammino: la risposta non c’è. Semplicemente, il Cammino ti chiama. Elisa afferma (e mi sento di darle ragione) che nessuna persona, razionalmente, potrebbe mai decidere di attraversare uno Stato a piedi con lo zaino in spalla. Qui la razionalità non c’entra, è tutta una questione di spinta interiore, spirituale, intima. Questa prova è talmente faticosa ed estenuante che può essere superata solo se la motivazione personale è davvero forte. E, per quanto mi riguarda, è una risposta più che sufficiente.
Parlando del Cammino di Santiago, Elisa lo ha definito come «l’esperienza più bella, forte, importante e che ha avuto il maggior impatto su di lei sia sul piano lavorativo che personale, in termini di visione delle cose, identità, scala di valori. Un’esperienza pazzesca, devastante. Se il Cammino vi chiama, non esitate e fatelo!».
Per dovere di cronaca è giusto sottolineare che Elisa ha scelto la variante francese del Cammino, che parte da Saint Jean Pied de Port e che è lunga ca. 800 km. Inoltre, tra le varie deviazioni e un pezzetto aggiunto alla fine, il totale dei chilometri si aggira attorno ai 1000, percorsi nel giro di un mese.
I consigli pratici di Elisa
Ecco i punti salienti dei consigli di Elisa per chi volesse affrontare il Cammino di Santiago:
Zaino da 5 kg, contenente un cambio di vestiti e poco altro. Una tenuta per camminare che si indossa e pochi articoli per l’igiene personale (rigorosamente in formato da viaggio). Il resto si trova nelle ceste di cose abbandonate da altri pellegrini presso gli ostelli lungo la strada.
Oltre alle scarpe per camminare, che NON devono essere nuove, servono un paio di sandali con il velcro (quelli alla tedesca, per intenderci!) con tanto di calzini, possibilmente rinforzati su punta e tallone.
Distribuire i pesi nello zaino con quelli medi in basso (all’altezza delle natiche) e quelli più pesanti nel mezzo. Questo aiuta a scaricare la schiena. Inoltre, aiutarsi e agire bene con gli spallacci per sopportare meglio la fatica.
Non serve portarsi litri di acqua nello zaino: il Cammino è disseminato di fontane e sorgenti. È sufficiente una borraccia vuota da riempire di volta in volta.
La vita di una nomade digitale
Siamo in molti a dire di desiderare una vita in viaggio ma una volta confrontati con la realtà non tutti siamo in grado di fare le scelte necessarie per ottenerla davvero. Così ho chiesto a Elisa come è riuscita a realizzare la sua vita da nomade digitale.
Innanzitutto, sceglie prevalentemente spostamenti lenti, ossia si ferma nello stesso posto almeno per una settimana perché ciò che le interessa davvero non è collezionare una serie di timbri sul passaporto (o bandierine su una mappa), bensì vuole CONOSCERE. Conoscere come vivono le persone in quel luogo per essere testimone di nuovi e diversi modi di vivere la vita.
Dal punto di vista pratico, una volta arrivata in un luogo nuovo, la prima cosa che fa è cercare il luogo ideale per lavorare che sia dotato di wi-fi, prese elettriche e silenzio (per quanto possibile). Questo può essere una stanza d’albero, un coworking o un bar – a seconda del luogo e delle circostanze. Una volta risolto questo problema, segue la sua agenda come se lavorasse da casa e organizza il suo tempo attorno agli appuntamenti fissi.
Dopo alcuni anni di vita stanziale e attività da libera professionista a Milano, Elisa ha attuato la scelta consapevole di strutturare tutto il suo business interamente online in maniera che potesse vivere viaggiando. Infatti, il suo motto preferito è «scegli le condizioni di vita e costruiscici sopra un business» (e non il contrario, che è invece quello che spesso si tende a fare). Ovvero, prima scegli che stile di vita ti si addice di più e poi crei su misura un’attività o una modalità di lavoro che ti renda il tutto sostenibile. Il bello di questo approccio è che esistono moltitudini di possibilità e combinazioni diverse, senza bisogno di ricorrere a scelte estreme (tipo vendo tutto, mollo tutto e giro il mondo zaino in spalla).
Gli aspetti economici di una vita in viaggio
Nel tentativo di fornire informazioni di prima mano e, magari, abbattere qualche pregiudizio, ho chiesto alla nostra intervistata come gestisce gli aspetti finanziari della sua scelta di nomadismo digitale.
La prima risposta è stata una domanda: Come vuoi viaggiare? Per te quanto conta il fatto di viaggiare? E quello di avere tutte le comodità? La scelta di Elisa è rinunciare a qualche comodità ma potersi permettere più giorni di viaggio. Inoltre, una scelta del genere spesso ti permette di non avere affitto o mutuo da pagare, per cui i soldi che spendi per gli alloggi in viaggio sono pari (e spesso inferiori) al costo di un affitto stanziale (soprattutto se paragonato a città come Milano!). Inoltre, la scelta di restare nello stesso luogo per più giorni (di cui dicevamo sopra) le permette di abbattere il costo degli alloggi. Elisa dispone solo di una «casa delle cose», ossia un monolocale ad Asti (in affitto), dove tiene le sue cose e dove si reca per fare il cambio di valigia, riducendo così ulteriormente i costi fissi che gravano sul suo budget.
Ovviamente, una vita in viaggio comporta spese per gli spostamenti che non si hanno quando si vive sempre nello stesso posto. Ma questi costi extra sono tranquillamente controbilanciati dal risparmio su determinati costi che invece non si devono sostenere viaggiando.
Un consiglio che trovo molto utile è il seguente: prima di decidere di imbarcarsi in una vita in viaggio sarebbe bene saldare tutti i debiti che si hanno (finanziamenti, prestiti e via dicendo) perché, anche sul piano mentale, sapere di stare viaggiando in giro per il mondo ma di dovere soldi a qualcuno rischia di diventare controproducente.
Come cambiare vita e diventare nomade digitale
Il primo consiglio di Elisa, e a mio avviso anche il più utile, è quello di iniziare per gradi. Non è necessario fare scelte estreme. Questo rispecchia un altro motto molto amato da Elisa: «non uscire dalla tua zona di comfort, allargala!». Di conseguenza, si procede per obiettivi. Ad esempio, si può iniziare decidendo di trascorrere due mesi in un Paese, diciamo l’India. Quindi si inizia a risparmiare per tempo e a organizzarsi di conseguenza. Una volta fatta una prima (e magari seconda) esperienza, si inizia a capire se si è in grado di gestire questo stile di vita e quale soluzione si addice maggiormente al proprio modo di essere (e al proprio business, mi sento di aggiungere). Naturalmente, questa è una libertà che forse solo la libera professione ti permette (oppure certi mestieri molto specializzati che possono essere svolti interamente da remoto).
Grazie Elisa per il tempo che hai dedicato a rispondere alle mie domande!
Se volete saperne di più sull’attività di Elisa trovate il suo sito a questo link.
Nuovi progetti per il 2024
A questo punto, vorrei ringraziare quei lettori che hanno risposto al sondaggio dell’edizione precedente che trovate qui.
Inoltre, vorrei informarvi che il 17 gennaio 2024, sempre in compagnia di Elisa, terrò il mio primo webinar gratuito dal titolo «Libera professione e indipendenza finanziaria come strumenti di emancipazione». Questo webinar è il primo di una serie di quattro che terrò una volta al mese da qui ad aprile 2024 con l’intento di lanciare la mia nuova attività di coaching, con la quale ambisco ad aiutare le persone a strutturare e creare una vita piena e realizzata attraverso appunto la libera professione.
Ricorda, noi siamo il nostro stesso dolore. Siamo la nostra stessa felicità. E siamo la nostra stessa cura. (Huseyn Raza)
Grazie per aver letto fin qui e, come sempre,
buona strada!
Mi riconosco molto e sto cominciando a sentire il richiamo del Cammino ❤️
Mi piace l'idea di allargare la comfort zone per amore di conoscenza... 😘 lo interpreto come un passaggio dal dire al fare, che è poi la chiave per capire i nostri bisogni veri