C’è sempre un silenzio particolare nei ritorni.
Non quello del vuoto, ma un silenzio pieno: carico di strade appena percorse, di voci ancora vicine, di paesaggi che non si sono del tutto staccati dagli occhi. Tornare è un atto sottile, quasi invisibile, eppure decisivo.
Partenze che brillano, ritorni che trasformano
Siamo abituati a raccontare le partenze. Sono quelle che brillano, che portano con sé l’emozione della novità. Il ritorno invece sembra una parentesi in sordina: una coda inevitabile. Ma chi ha viaggiato davvero sa che il ritorno non è mai solo fine: è il momento in cui ciò che abbiamo visto si intreccia con ciò che eravamo prima di partire.
Ne ho parlato anche con Carla Perrotti qui: lei definisce il rientro «una faccenda complicata». Per entrambe (e sicuramente per altre persone) rientrare significa scontrarsi con un fatto tanto semplice quanto impattante: noi in viaggio siamo cresciute, evolute, ci siamo scontrate con noi stesse e con i nostri limiti mentre tutto il nostro mondo «a casa» è rimasto sostanzialmente lo stesso (con le dovute eccezioni, d’accordo). Ma sto scoprendo che «tornare» può anche essere qualcosa di bello.
Guardare con occhi nuovi
Rientrare è infatti anche guardare con occhi nuovi le stesse cose. Una via percorsa mille volte può apparire diversa, un caffè al bar sotto casa ha un sapore che non ricordavamo. Non è cambiato il mondo: siamo cambiate noi, e il ritorno ci costringe a riconoscerlo.
I ritorni invisibili
Ma i ritorni non sono solo geografici. Si ritorna anche allo studio di una lingua straniera lasciato in sospeso, a un libro riletto dopo anni, a un ricordo che pensavamo sepolto. In quei momenti ci accorgiamo che non si torna mai nello stesso luogo: incontriamo una versione nuova di noi stesse che dialoga con ciò che avevamo lasciato indietro.
Tornare a scrivere
Anche Parole on the Road è un ritorno. Una valigia che avevo chiuso per un po’, e che oggi riapro con oggetti diversi dentro. Le stesse strade, forse, ma percorse con uno sguardo cambiato. Scrivere di nuovo qui non significa tornare indietro: significa ritrovare un cammino con passi nuovi.
Il cerchio che si apre
Forse è questo il segreto del ritorno: non riportarci al punto di partenza, ma mostrarci come il viaggio ci abbia trasformate. È il cerchio che si chiude e nello stesso tempo si apre, perché il ritorno accende sempre un’altra partenza.
«Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi.»
(Marcel Proust)
E tu? A cosa sei tornata, di recente? A un luogo, a una lingua, a un libro, a una parte di te? Se ti va, raccontamelo: sarà come condividere il viaggio che si nasconde dentro ogni ritorno.
Se preferisci, puoi anche ascoltare questo pezzo letto con la mia voce:
Buona strada,
Marta