VdL #2: Anatomia del ritorno (di Paolo Ciampi)
Un ritorno nella Valigia dei Libri di Parole on the Road
Personalmente ho sempre vissuto male il momento del ritorno. Da qualsiasi viaggio, piccolo o grande. Ne ho parlato anche con Carla Perrotti (qui l’intervista): per lei, come per me, il ritorno è «una faccenda complicata». Nel cercare quindi un equilibrio tra partenza e ritorno, tempo fa sono “inciampata” in questo libro, quello di questa edizione della Valigia. E mi sono resa conto di una cosa: c’è un filo sottile che unisce ogni viaggio al suo ritorno. Paolo Ciampi in Anatomia del ritorno lo tesse con parole lievi e insieme precise: come se ogni pagina fosse un passo all’indietro che in realtà ci porta avanti.
È cominciata con un ritorno la nostra letteratura – la nostra civiltà –, con un ritorno più ancora che con una guerra, o meglio ancora con un ritorno per riscattare una guerra.

Tornare non è mai soltanto riattraversare luoghi conosciuti: è riconoscersi diversi dentro di essi. È misurare la distanza che separa ciò che eravamo da ciò che siamo diventati.
Ciampi accompagna il lettore in un viaggio che non ha più la forma della partenza. Ma quella della metamorfosi. Racconta di ritorni geografici, di quelli dimenticati, di quelli mai avvenuti, ma soprattutto di ritorni interiori: il bisogno di rivedere con occhi nuovi ciò che credevamo immobile.
Ho scelto questo libro perché dialoga naturalmente con il tema di questo mese: il ritorno come viaggio nascosto. Ci ricorda che il cerchio non si chiude mai davvero, perché ogni ritorno apre a una nuova partenza.
Perché leggere Anatomia del ritorno? Per cercare di imparare a dare dignità al tempo del rientro, a quella fase silenziosa che spesso sottovalutiamo. È un libro che ci insegna ad abitare i ritorni senza nostalgia, piuttosto con gratitudine. Infatti, Ciampi nel suo libro pone due domande fondamentali a questo proposito:
Ma dove finisce il ritorno? Bella domanda. Non dove comincia, ma dove finisce. Facile cavarsela con un’alzata di spalle, una risposta sbrigativa: a casa, no? Magari fosse così scontato.
E poi continua:
Così di una cosa sono sempre più convinto: l’inizio del ritorno non è detto corrisponda alla data segnata su un biglietto, alle valigie pronte per essere caricate. Va per conto suo, l’inizio di un ritorno, a volte irrompe nel bel mezzo di un viaggio.
E tu? C’è un ritorno che ti ha cambiato lo sguardo? Riesci sempre a capire quando inizia il viaggio e quando, invece, inizia il ritorno?
Se ti va, raccontamelo: sarà come aprire insieme le pagine di un viaggio che non finisce.
Per concludere, mi congedo con un’altra citazione del libro che, tuttavia, non parla di ritorno ma di un altro tema a me caro:
Vietato confondere il viaggiatore col nomade, che punta sempre altrove, perché non è solo il calcolo a muoverlo. Obbligato a lasciarsi terra alle spalle, il nomade è acqua di fiume, non acqua che ristagna. Privo di una vera partenza, non sa concedersi un vero ritorno.
Se preferisci, puoi anche ascoltare questo pezzo letto con la mia voce:
Grazie e buona strada,
Marta